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Caravaggio | The crowning with thorns, 1603


The Crowning with Thorns is a painting by the Italian master🎨 Michelangelo Merisi da Caravaggio🎨. Executed probably in 1603, it is now located in the Kunsthistorisches Museum, Vienna.
According to Caravaggio🎨's biographer Giovanni Bellori a Crowning with Thorns was made for Caravaggio's patron Vincenzo Giustiniani, and this painting can be traced convincingly to the Giustiniani collection.


An attribution to Giustiniani would place it in the period prior to 1606, when Caravaggio fled Rome, but Peter Robb dates it to 1607, when the artist was in Naples.
Caravaggio's patron Vincenzo Giustiniani was an intellectual as well as a collector, and late in life he wrote a paper about art, identifying twelve grades of accomplishment. In the highest class he put just two names, Caravaggio and Annibale Carracci, as artists capable of combining realism and style in the most accomplished manner.
This Crowning with Thorns illustrates what Giustiniani meant: the cruelty of the two torturers is depicted with acutely observed reality as they hammer home the thorns, as is the bored slouch of the official leaning on the rail as he oversees the death of God. While Christ, despite what Robb says, is suffering real pain with patient endurance; all depicted within a classical composition of contrasting and intersecting horizontals and diagonals.


The theme of pain and sadism is certainly central to the work. John Gash points to the way the two torturers ram the crown down with the butts of their staffs, "a rhythmic and sadistic hammering". Robb mentions that the painting is about "how ... to give pain and feel pain, and how close pain and pleasure sometimes were, how voluptuous suffering could be on a golden afternoon".



L'Incoronazione di spine è un dipinto a olio su tela (127x165 cm) è stato realizzato probabilmente nel 1603 circa dal pittore Italiano🎨 Caravaggio.
È conservato nel Kunsthistorisches Museum di Vienna: in passato apparteneva alla raccolta del marchese Vincenzo Giustiniani.
Secondo il biografo di Caravaggio🎨 Giovanni Pietro Bellori, una Incoronazione di spine venne eseguita per il protettore di Caravaggio, Vincenzo Giustiniani, e questo dipinto è ricordato nel 1638 nelle collezioni Giustiniani.
La sua datazione è controversa: secondo alcuni sarebbe una delle ultime opere di Caravaggio🎨, mentre secondo altri sarebbe più vicino alle commissioni per la Cappella Cerasi, caratterizzato da un luminismo tenue a metà tra quello morbidamente diffuso dell'Incredulità di san Tommaso e quello con più contrasti del Cattura di Cristo di Dublino.
L'impostazione del dipinto sull'attraversamento delle diagonali da parte dei torturatori e sulla raffigurazione dell'episodio in un clima di tacita immobilità che ha perno nell'espressione di accettata rassegnazione di Cristo lasciano ravvisare una simultaneità compositiva con i quadri per la cappella Cerasi. La luce che batte in alto da sinistra introduce le nuove composizioni basate quasi esclusivamente sull'alternanza dei marroni opachi e sui toni terrosi dei colori.
Il tema della sofferenza e del sadismo è sicuramente centrale nell'opera. John Gash sottolinea il fatto che i due torturatori calchino la corona sul capo di Cristo a colpi di bastone, "una procedura ritmica e sadica".


Robb menziona che il dipinto sia a proposito "su come ... infliggere il dolore e sentire il dolore, e come siano vicini il dolore e il piacere, quanto potrebbe essere voluttuoso soffrire in un pomeriggio dorato".
Al centro della tela è raffigurata la flagellazione di Cristo per mano di due uomini (sulla destra) che lo seviziano con dei bastoni, i quali servono loro per collocare sulla testa del condannato la corona di spine. Il Cristo, con la fronte al seno, è vestito con un drappo purpureo dal quale intuiamo la sua nudità. La parte sinistra della tela è occupata da un uomo in armatura che osserva la scena senza tuttavia parteciparvi direttamente, e che è curiosamente molto simile, nella postura ed esteticamente, alla figura del Proconsole Egeas della Crocefissione di Sant'Andrea.