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Plinio Nomellini | La donna del mare

Plinio Nomellini (Livorno, 6 agosto 1866 – Firenze, 8 agosto 1943) è stato un pittore Italiano della corrente Divisionista.
Dopo un'iniziale formazione macchiaiola, condotta all'insegna del maestro Giovanni Fattori, Nomellini si distacca, almeno parzialmente da quella tradizione. Il quadro che rappresenta ufficialmente il distacco è il fienaiolo del 1888, presentato alla promotrice di Firenze, che ottiene la stima incondizionata di Telemaco Signorini e lo scetticismo, se non addirittura il rancore, del caposcuola Giovanni Fattori, che lo informa del rischio di diventare “servo umilissimo di Pissarro e Manet”.



Questo ammonimento contiene del resto una verità: Nomellini, complice l'amico pittore Alfredo Müller, sta imboccando una strada diversa, sul crinale di una nuova arte che in Francia chiamano impressionismo.
Il mecenate Diego Martelli battezzerà così Plinio Nomellini, Ferruccio Pagni, Francesco Fanelli, Giorgio Kienerk, come impressionisti livornesi.
In realtà Nomellini in questo momento è soltanto un postmacchiaiolo che sta portando avanti un proprio percorso, scevro di compromessi.
Le ragioni per cambiare ci sono tutte: la Francia propone nuovi modelli che possono essere adattati all'ambiente artistico italiano. Nomellini diviene con Angelo Morbelli e Pellizza da Volpedo uno dei maggiori esponenti del divisionismo di stampo sociale.

La sua militanza anarchica, come si sa, gli procurerà non pochi problemi, ma finì per fungere da viva ispirazione per la sua arte.
Alla svolta degli anni '90, condotta anche attraverso i moduli di un chiaro divisionismo di stampo paesaggistico con ambientazione ligure, segue quella del nuovo secolo, il XX, quando le istanze simboliste si fanno largo nella sua pittura.
Rivaleggia in eleganza con Galileo Chini, prima che le sirene di una nuova epoca, densa di retorica, lo rapisse con il suo abbraccio.


Dipingere il fascismo e i temi a questo cari non depone a suo favore, specialmente tra i posteri.
Dopo la guerra l'ostracismo della critica si farà sentire per almeno vent'anni, prima che Carlo Ludovico Ragghianti in una celebre mostra del 1966 a Palazzo Strozzi lo sdoganasse, riportandolo nell'ambito più a lui congeniale e meritato: la storia dell'arte.
Già nel 1948 Giovannino Guareschi lo aveva ricordato in un capitolo del Don Camillo per rappresentare allegoricamente un momento di un certo affiatamento pacifico tra Don Camillo e Peppone sul tema della prima e della seconda guerra mondiale. | © Wikipedia