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Van Gogh | Prisoners Exercising | La ronda dei carcerati, 1890

Prisoners Exercising (Prisoners Round)
Vincent van Gogh.
Date: 1890; Saint-rémy-de-provence, France.
Style: Post-Impressionism.
Genre: Genre painting.
Media: oil, canvas.
Dimensions: 64 x 80 cm.
Location: Pushkin Museum, Moscow, Russia,

Vincent van Gogh painted Prisoners Exercising, or Prisoners’ Round, in February of 1890 during his time at the Saint-Remy asylum. It is a copy of an engraving by Gustave Dore titled, Newgate Exercise Yard which offers a glimpse into prison life as inmates slowly march in a circle for exercise in the prison yard, surrounded by walls that seem to go up forever.
While in the asylum, Van Gogh copied a number of paintings by other artists. Prisoners Exercising is considered by some to be one of the best copies he created, perhaps even outshining the original artist.
Some people have suggested that the tall prisoner with the light shining on his face, who seems to be looking out from the canvas might actually be a portrait of the artist, Van Gogh. However, there is no evidence to support the validity of this claim and not all critics agree. One must wonder if while painting this piece Van Gogh felt like a prisoner himself, confined within the walls of Saint Paul de Mausole asylum or perhaps to a mentally distraught captivity.

La ronda dei carcerati
Artista: Vincent van Gogh
Dimensioni: 2 ft 7 in x 2 ft 1 in
Supporto: Colore ad olio
Parte della serie: Copie di Van Gogh
Data di creazione: 10 febbraio 1890 - 11 febbraio 1890.

La ronda dei carcerati è un dipinto del pittore Olandese** Vincent van Gogh, realizzato nel 1890 e conservato al Museo Puškin di Mosca.
Questa opera è stata realizzata mentre van Gogh era degente nel manicomio di Saint-Rémy. Il soggetto non è originale, ma è tratto da un'incisione in bianco e nero di Gustave Doré: in quel periodo, infatti, Van Gogh era rinchiuso in isolamento nel manicomio di Saint-Rémy-de-Provence, e, non avendo possibilità di dipingere all'aperto, realizzò numerose copie di stampe di vari artisti, fra i quali Honoré Daumier, Jean-François Millet, ed appunto Doré, che aveva pubblicato quest'incisione nel volume London, a Pilgrimage con il titolo Newgate: The Exercise Yard.
Il soggetto scelto da Doré certamente rifletteva la tensione allucinata che gravava sull'animo di Vincent, il quale era da lungo tempo tormentato da momenti di depressione e istinti autodistruttivi: era solo questione di mesi perché egli andasse incontro alla morte, suicidandosi in un campo di grano maturo.

La scena si ambienta in una «fossa dei serpenti» dalla forma poligonale, dalle pareti che estendendosi minacciosamente verso l'alto precludono l'orizzonte allo sguardo, il quale vorrebbe andare oltre questo cortile claustrofobico e opprimente.
Ogni velleità di speranza è funestamente rovinata, anche per via delle grandi pietre della pavimentazione che, riflettendo ulteriormente l'irreale luce azzurra che inonda la scena, la cala in un'atmosfera asfissiante e allucinata. Il senso di chiusura che scaturisce da questa visione viene esasperato dai prigionieri che, fuoriusciti dalle celle per l'ora d'aria, sembrano ruotare senza fine, con il loro incedere apatico, affaticato e ripetitivo.
Alcuni carcerieri, che per il loro aspetto farebbero pensare piuttosto a dei flâneur borghesi, osservano con una raccapricciante indifferenza il dramma umano che si sta consumando davanti ai loro occhi.

Uno dei carcerati, quello in primo piano con i capelli fulvi, rivolge il suo sguardo disperato all'osservatore: le sue braccia cadono inerti lungo i fianchi e non indossa alcun berretto, a differenza dei suoi compagni, che tengono le mani in tasca o giunte dietro la schiena e hanno il capo coperto.
Si distingue, dunque, dalla massa anonima e informe intorno a lui, si rende conto di come le sue condizioni umane siano state violentate, e ora intende abbandonare senza timori le «maschere» che la società gli ha imposto: secondo alcuni critici si tratterebbe di un autoritratto dell'artista stesso, ormai smanioso di sottrarsi allo stato di abbandono cui lo ha costretto la degenza a Saint-Rémy e di evadere, alla ricerca della libertà.
Van Gogh, in questo modo, racconta la sua tragedia di artista esiliato dalla società, incompreso, disadattato, nonostante il suo struggente desiderio di amare il prossimo. Ma in tutta questa tristezza permane un anelito di speranza. Due piccole farfalle, in alto, aleggiano vicine sulla parete: con le loro ali fragili e bianche possono superare ostacoli insormontabili per gli esseri umani e ricercare felicità infinite.