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Magical dreams by Tomasz Kopera, 1976

Tomasz Alen Kopera is a contemporary Polish surrealist painter known for his oil-on-canvas artworks, which are celebrated for their dark, fantastical imagery and intricate detail.
His work explores themes of human nature, the universe, and the subconscious through symbols and dreamlike scenes.


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Natalia Bagatskaya, 1967 | Magic realism painter

Natalia Bagatskaya / Наталія Багацька was born in Horodyshche, Ukraine.
Lives and works in Kyiv.
She graduated from the University of Technology and Design in "clothing design" specialty.
Member of the Union of Artists of Ukraine.
Specialization: Acrylic painting.


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Marco Tulio, 1966 | Magic realism painter

Born in Medellin, Colombia, self-taught artist, Marco Tulio began his artistic endeavors at a very early age; with both of his parents as artists, Marco has been painting since he was very young.
Certainly his talents must be innate as this prodigal child had his first exhibit at the age of eleven.
His father, abstract artist, Guillermo Espinosa instilled in him an appreciation of color but Marco practiced, refined, and has perfected his classically inspired scenes.


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Rob Gonsalves (1959-2017)

Rob Gonsalves è stato un artista multi premiato, nato a Toronto in Canada, prima di tutto architetto e scenografo: quello era il suo mestiere prima di dedicarsi completamente alla pittura.
L'interesse per l'arte nasce sin da piccolo, quando dimostra interesse per il disegno ed a dodici anni, quando la sua attrazione si sposta verso l'architettura grazie alla quale impara le tecniche di prospettiva, che sono il mezzo ideale per dar vita alle costruzioni immaginarie.
Sebbene il lavoro di Gonsalves sia spesso classificato come surrealista, si differenzia perché le immagini sono deliberatamente pianificate e derivano da un pensiero cosciente.


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Herman Tulp, 1955 | Magic realism painter

Herman Tulp is an incredible Dutch painter who is best known for his intimate, nostalgic still lifes.
However, he has many subject to his repertoire such as landscapes, houses, cows, trains and models all characterized by his very own style of painting.
Clear and realistic, sober but colored and often provided with magic-realistic elements.
However, in recent years his paintings of women increasingly step to the forefront.


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Amy Sherald, 1973 | Magic Realism painter


Amy Sherald is an American painter.
She works mostly as a portraitist depicting African Americans in everyday settings.
Her style is simplified realism, involving staged photographs of her subjects.
Since 2012, her work has used grisaille to portray skin tones, a choice she describes as intended to challenge conventions about skin color and race.

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Jorge Luis Borges | I giusti / The just

Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere un’etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi.

Vincent van Gogh | Sower at Sunset

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Il Realismo magico di María Berrío, 1982


Nata a Bogotá, in Colombia, María Berrío ha completato il suo BFA alla Parsons School of Design nel 2004 ed il suo MFA alla New York School of Visual Arts.
Le sue opere su larga scala, meticolosamente realizzate da strati di carta giapponese, riflettono sulle connessioni interculturali e sulla migrazione globale viste attraverso il prisma della sua stessa storia.
La prima rassegna dell'artista María Berrío: Esperando mientras la noche florece (Waiting for the Night to Bloom) è stata esposta al Norton Museum of Art di West Palm Beach da gennaio a maggio 2021.

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Ubaldo Oppi | Magic realism painter

Ubaldo Oppi (1889-1942) was an Italian painter, one of the founders of the Novecento Italiano in Milan. He painted in a Neo-quattrocento realist style.
He was born in Bologna, but by the age of 4 years, his father, a shoe salesman, had moved to Vicenza.
He was sent by his father North to the German countries to learn the shoe trade, but elected to stay in Vienna (1907-1909), and study under Gustav Klimt.


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Dino Buzzati | Un amore | Capitolo XX

Lo guardò con una specie di paura. No. Marcello non è un tipo da fare paura nemmeno a lui Antonio, cinquantenne. Arrivò con uno scooter, era vestito con discreto cattivo gusto, una cravatta variegata gialla e verde, un abito a righe. Ma la faccia? L'importante era la faccia. La faccia corrispondeva alle descrizioni della Laide. Era un giovane piuttosto alto, più alto di Antonio, leggermente curvo tuttavia. Ma la faccia? La faccia era l'importante
La faccia corrispondeva, corrispondeva fino in fondo. Brutto? Non brutto. Peggio. Inespressivo, privo di vita, ottuso. Non brutto però.
Gli occhi, soprattutto gli occhi. Senza guizzo, senza scintilla, senza neppure intenzioni o sottintesi. Bonario, vagamente goffo. Sì, corrispondeva perfettamente. Le presentazioni. L'imbarazzo fu minimo.

Dino Buzzati

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Dino Buzzati | Un amore | Capitolo XIX

Lei non ci sarà, lei sarà già ripartita, il telefonista ha capito male, è impossibile che lei ci sia, è impossibile che lei lo abbia chiamato.

Chiede dell'Albergo Moderno. Laggiù in fondo, subito dopo quello slargo, in quel momento ricominciava l'inquietudine maledetta, fermò la macchina, entrò col batticuore, un albergo come tanti altri di provincia, a destra lo sgabuzzino del portiere.

La signorina Anfossi? Chi devo dire?
Le nove meno un quarto. Sarà già vestita?
Dice di aspettarla che fra cinque minuti scende.
Sedette su una poltroncina, di là attraverso una vetrata si vedeva una grande sala, con qualche tavolino ai bordi, ballavano alla sera? lei con chi avrà ballato?
Improvvisamente lei comparve, scarmigliata e senza trucco:


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Dino Buzzati | Un amore | Capitolo XVIII

Entrato in ufficio trovò un appunto del telefonista: "Ha telefonato da Modena sua nipote Laide che la prega di andarla a prendere domani mattina presto a Modena, Albergo Moderno".
Modena? Quanti chilometri? Neppure per un istante pensò di non andare. Poi gli venne in mente la sua modestissima automobile, la seicento ormai abbastanza scalcinata.

Cominciò ad architettare la fuga. Partire presto non era difficile, una sveglia anormale non poteva insospettire in casa, solo di sera liberarsi era difficile. Tutto stava nel poter tornare per le cinque, cinque e mezza per un impegno di lavoro. Certo una faticaccia.
Ma alla sera si trovò per caso a pranzo con Menotti, suo vecchio amico. Menotti aveva una macchina sportiva, aperta. Durante il pranzo, sicuro che l'altro con un pretesto qualsiasi gli avrebbe detto di no, gli chiese se il giorno dopo gli avrebbe prestato la spyder. Menotti non diede alla cosa la minima importanza. Sì, certo. Purché Dorigo fosse tornato alla sera.

Dino Buzzati | La via, 1969

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Alex Alemany (1943-2021) | Realismo magico

Alex Alemany è nato a Valencia. Ha studiato Belle Arti tra il 1961 e nel 1966 alla “Real Academia de Bellas Artes de San Carlos” di Valencia.
Francisco Lozano, Enrique Ginesta, Genaro Lahuerta and Felipe Mª Garin, tra gli altri, furono i suoi maestri.
Il realismo di Alemany (ed in alcuni suoi lavori, il suo iperrealismo) continuava ad andare alla deriva verso un suo stile inconfondibile derivanti dall'introspezione personale, diventando via via sempre più lontano dalla freddezza di altri concetti realistici con una forte influenza della fotografia come era il realismo americano.


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Dino Buzzati | Un amore | Capitolo XVII

Fra il Velodromo Vigorelli e il recinto della Fiera c'è un largo spiazzo con un'isola di prato, chiuso a nord dallo schieramento compatto delle case nuove.
Qui Antonio alle sette meno dieci si fermò colla sua seicento.
Era in un anticipo addirittura ridicolo. Non voleva farsi vedere da lei così premuroso, sarebbe stata una troppo aperta confessione.
Faceva umido e freddo. Accese una sigaretta, nonostante il turbamento che gli davano le sigarette a digiuno.

Dino Buzzati | Uomo in una notte di neve, 1926

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Jorge Luis Borges | Con che cosa ti posso trattenere? / What can I hold you with?

Con cosa posso trattenerti?
Ti offro strade difficili, tramonti disperati,
la luna di squallide periferie.

Ti offro le amarezze di un uomo
che ha guardato a lungo la triste luna.

Ti offro i miei antenati, i miei morti,
i fantasmi a cui i viventi hanno reso onore col marmo:
il padre di mio padre ucciso sulla frontiera di Buenos Aires,
due pallottole attraverso i suoi polmoni, barbuto e morto,

Jules-Alexis Muenier (1863-1942) | Hamnen vid Villefranche Nizza, 1894 | Finnish National Gallery

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Jorge Luis Borges | Learning / Imparerai / Aprenderas

After some time, you learn the subtle difference between
holding a hand
and imprisoning a soul;
You learn that love does not equal sex,
and that company does not equal security,
and you start to learn….

That kisses are not contracts and gifts are not promises,
and you start to accept defeat with the head up high
and open eyes,

Albrecht Dürer | Study of hands, 1506

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Dino Buzzati | Un amore | Capitolo XVI

Quel giorno Laide sembrava più allegra e spensierata del solito. Che accanto a lui si sentisse finalmente a suo agio?
Che un principio di intimità umana cominciasse a crearsi fra loro? Una bella fetta di sole entrava di sbieco nella camera da letto battendo sulla "moquette" verde e illuminando di riflesso l'intera stanza lietamente. Erano già distesi sul letto, lei ancora in sottoveste.
Ecco, per Dorigo nella consapevolezza certa dell'amore imminente, i rari momenti di tregua e di sollievo. Non più il dubbio che lei non telefonasse più, che svanisse nel nulla, che senza preavvisi avesse lasciato Milano per sempre, non più il supplizio dell'attesa quando si avvicinava l'ora della chiamata promessa, con l'atroce stillicidio dei minuti una volta varcato il termine e allora le congetture, i sospetti, le speranze via via sfuggenti si aggrovigliavano in un vorticoso crescendo che lo trasformava in una specie di ebete automa. L'incredibile ancora una volta si era avverato.

Dino Buzzati

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Dino Buzzati | Un amore | Capitolo XV

Lei mise su un disco. Erano in casa di Corsini, l'amico di Dorigo, nei giorni della Fiera Campionaria. Il sole sulla terrazza, le tapparelle abbassate quasi a terra eppure, se si stava attenti, quel rombo di macchine, di vita, di impazienze, di progetti, di avidità che fermentava intorno, motori, voci, passi, soldi, stupidità, musiche, sudore, desideri animaleschi.
Fin lì arrivava all'ottavo piano ma loro due non lo sentivano. Lei perché immemore di tutto, tesa solo ai suoi oscuri calcoli e capricci, lui perché nulla esisteva al mondo più se non quella ragazzina dal viso diritto e petulante, dai lunghi capelli neri, dal cuore dal cuore cosa? ce l'aveva?

Salvatore Fiume | Susette, 1956

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Dino Buzzati | Un amore | Capitolo XIV

D'improvviso si rende conto di quello che forse sapeva già ma finora non ha mai voluto crederci.
Come chi da tempo avverte i sintomi inconfondibili di un male orrendo ma ostinatamente riesce a interpretarli in modo da poter continuare la vita come prima ma viene il momento che, per la violenza del dolore, egli si arrende e la verità gli appare dinanzi limpida e atroce e allora tutto della vita repentinamente cambia senso e le cose più care si allontanano diventando straniere, vacue e repulsive, e inutilmente l'uomo cerca intorno qualcosa a cui attaccarsi per sperare, egli è completamente disarmato e solo, nulla esiste oltre la malattia che lo divora, è qui se mai l'unico suo scampo, di riuscire a liberarsi, oppure di sopportarla almeno, di tenerla a bada, di resistere fino a che l'infezione col tempo esaurisca il suo furore. Ma dall'istante della rivelazione egli si sente trascinare giù verso un buio mai immaginato se non per gli altri e d'ora in ora va precipitando.

Dino Buzzati | Il lampione, 1926

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Dino Buzzati | Un amore | Capitolo XIII

Ora non si incontravano più dalla signora Ermelina. La Laide gli disse che aveva litigato con la signora Ermelina e lo condusse in casa di un'amica. Ma poi lui approfittò dell'appartamento di Corsini, un amico quasi sempre assente da Milano.
Era un bell'appartamento in fondo a via Vincenzo Monti, vicino alla Fiera, era un appartamento allegro con un grande soggiorno e una scala interna che conduceva di sopra alle camere da letto. Il suo amico non c'era quasi mai, comunque di pomeriggio praticamente era sempre libero.

Dino Buzzati | Romantica, 1926