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Noè Bordignon (1841-1922) | Autunno

Noè Raimondo Bordignon nasce nel 1841 a Salvarosa di Castelfranco Veneto dal sarto Domenico Lazzaro e Angela Dorella; è il quinto di nove figli.
Nel 1853 la famiglia Bordignon da Salvarosa si trasferisce a Castelfranco in una casa di Borgo Treviso.
Il 16 novembre 1858 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Venezia grazie al sostegno economico del conte Francesco Revedin, del farmacista Giovanni Ruzza e del ricevitore delle imposte Giambattista Finazzi.
1866/1867 - Conclude gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Si è distinto vincendo numerosi premi seguendo in particolare i corsi di disegno di Michelangelo Grigoletti e di pittura di Carl Blaas.


Il 10 dicembre 1869 Bordignon presenta domanda per il concorso per l?"Alunnato romano" allegando un suo breve curriculum dove elenca le opere realizzate in precedenza “in Galliera, una S. Anna ed una Madonna di grandezza quasi naturale, più alcuni Ritratti; in Castelfranco, il Ritratto del Sig. Conte Francesco Revedin, in figura di grandezza naturale; Lamberto, tratto dal Nicolò De Lapi, che prima di partire pel combattimento riceve la benedizione da sua madre; un Soffitto, ed inoltre alcuni Ritratti; in Parigi, la copia di una Madonna e due Santi, tratta da un’originale del Giorgione; in Venezia, il ritorno di un Garibaldino; in Asolo, una Pala; in S. Zenone, un Soffitto”.
Nel 1871, grazie alla vincita del concorso a gennaio parte per Roma. Qui stringe amicizia con gli scultori Serafino Ramazzotti ed Alfonso Taglioni, con cui rimarrà in contatto tutta la vita.
1871/1874 - A causa del diffondersi della colera a Roma, Noè si rifugia in campagna nei pressi di Genzano; qui trascorrerà quasi tutto il triennio di studi dedicandosi a ritrarre scene di genere nel contado romano.


La pala d’altare Il martirio di Santa Eurosia arriva nel 1872 al Santuario delle Beata Vergine delle Cendrole di Riese Pio X.
Il dipinto La mosca cieca arriva nel 1873 nelle sale dell’Accademia di Belle arti di Venezia.
Nel 1874 rientra a Venezia e riprende a lavorare agli affreschi nella chiesa di San Zenone.
Da marzo ai primi di maggio del 1878 si trova a Roma. Rientrato in Veneto parte, in compagnia dell’amico Serafino Ramazzotti, per Parigi dove si aprirà l’Esposizione Universale. In un Taccuino il pittore appunta il viaggio da Castelfranco a Parigi in brevi schizzi. Bordignon si distinguerà all’Esposizione vincendo una medaglia per l’opera Ragazze che cantano nella valle. Dopo 15 giorni, farà rientro in patria.
Nel 1879 realizza l’affresco del Giudizio Universale per la chiesa parrocchiale di San Zenone degli Ezzelini.
1879/1880 - Bordignon è più volte a Roma. Realizza il Ritratto di Umberto I re d’Italia datato “Roma 1880” oggi nelle Collezioni civiche di Castelfranco.


Durante il 1883 realizza dipinti ed interventi di ritocco alle decorazioni parietali del Teatro Goldoni di Venezia.
1883/1888 - Ha lo studio a Ca’ Rezzonico sul Canal Grande dove si trovano anche i colleghi Pietro Fragiacomo, Vittorio Tessari, Luigi Cima, Emanuele Brugnoli e Fausto Zonaro; vi passeranno anche Giovanni Boldini e Cristiano Banti.
Il 19 marzo 1884 viene nominato Accademico d’onore della Regia Accademia di Belle arti di Venezia.
Partecipa al concorso per la cattedra di Pittura all’Accademia Carrara di Bergamo poi vinto da Cesare Tallone. All’Esposizione Generale Italiana di Torino è ammesso con sei dipinti (Prime carezze, Lucrezia degli Obizzi, Buco nuovo, Compatriotti di Canova, Per la Cresima, Tosa da maridar), è la sua partecipazione più numerosa in una mostra di importanza non locale.
Nella Chiesa dei Carmini di Venezia si sposa con Maria Zanchi dalla quale avrà sei figli (Anna, Lazzaro detto Rino, Francesco, Mariano Edoardo, Maria e Giulia). Riceve la medaglia d’oro all’Esposizione internazionale di Liverpool per Interno di Santa Maria dei Frari con giovane vedova.


Partecipa all’Esposizione Nazionale Artistica di Venezia con cinque opere: Fiori e dolce parole, Per l’America, Motti e risate, Scarpette nuove e Pater Noster, i dipinti sono allestiti nella stessa sala come in una sorta di "mostra personale".
È consigliere della Società Famiglia Artistica veneziana presieduta da Luigi Ferrari e Antonio Dal Zotto.
Il 15 novembre riceve una menzione d’onore all’Esposizione Universale di Parigi per le opere Berta ed Emigranti. È inserito nel Dizionario degli artisti italiani viventi di Angelo de Gubernatis edito da Gonnelli a Firenze e poi più volte ristampato da Le Monnier. Il Ministero della Pubblica Istruzione acquista per il Museo Civico di Verona l’opera Cucina povera.
Riceve una menzione d’onore all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Roma per il dipinto Due pretendenti. Concorre al posto di professore di disegno presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, vincerà Ettore Tito.
Il dipinto La pappa al fogo viene “barbaramente respinto” dalla prima Biennale d’arte di Venezia; Bordignon propostosi più volte, non riuscirà mai a partecipare all’Esposizione veneziana. L’opera è ammessa alla mostra romana della Società amatori e cultori di Belle arti dove riceve anche un premio nella categoria “pittura di genere”.

Affresca delle figure allegoriche sulla facciata della nuova fabbrica di Ceramiche di Raffele Passarin nei presi del Ponte Vecchio di Bassano.
In ottobre, presso l’abitazione di San Zenone, durante un temporale il pittore e la moglie Maria Zanchi vengono colpiti da un fulmine. La moglie rimarrà gravemente ferita e non si riprenderà più, morirà nel 1913.
Il 2 settembre 1897 viene nominato membro della Commissione della Sezione italiana dell’Esposizione internazionale di Belle arti di Bruxelles. Acquista casa a Castelfranco in Borgo Treviso.
A Padova su commissione del Comune realizza gli affreschi esterni, oggi perduti, del Caffè Pedrocchi con scene mitologiche in sostituzione degli affreschi deteriorati di Giovanni De Min.


Frequenta con assiduità la comunità armena. A San Zenone il pittore regala il dipinto Sola tra i campi al padre Husig Mehrabian. Realizza due ritratti (desunti da fotografie) del padre e sommo poeta armeno Ghevont Alishan.
A Roma espone una copia grande al vero della Pala di Giorgione del Duomo di Castelfranco.
È socio dell’Associazione degli Artisti Italiani di Firenze presieduta da Giovanni Hautmann, un Autoritratto di Bordignon fa parte della collezione dell’associazione fiorentina.
Partecipa alla prima mostra dell’Opera Bevilacqua La Masa nel mezzanino di Ca’ Pesaro a Venezia.
Il dipinto Testa di fanciulla entra nelle collezioni del Museo Civico di Bassano, parte del legato del ceramista Raffaelle Passarin.
Nel 1913 Si ritira nella semplice casa di via Pozzo Rotto a San Zenone pur mantenendo le abitazioni di Venezia e Castelfranco. La famiglia Wolf Ferrari (in particolare il giovane pittore Teodoro) gli è molto vicina.
Il 7 dicembre 1920 muore a San Zenone. | © Comune di Castelfranco Veneto