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William Turner (1775-1851) | Il pittore della luce

Joseph Mallord William Turner è stato un pittore e incisore inglese. Appartenente al movimento romantico, si può dire che il suo stile abbia posto le basi per la nascita dell'Impressionismo.
Nonostante ai suoi tempi fosse visto come una figura controversa, attualmente è considerato l'artista che ha elevato l'arte della pittura paesaggistica ad un livello tale da poter competere con la maggiormente considerata pittura storica.
Anche se è diventato famoso per le sue opere ad olio, Turner è anche stato uno dei più grandi maestri britannici nella realizzazione di paesaggi all'acquerello. È conosciuto con il soprannome di Il pittore della luce.



Gli inizi

Joseph Mallord William Turner nacque il 23 aprile 1775 a Londra, al n. 21 di Maiden Lane. Il padre, William Gayone Turner (27 gennaio 1738 – 7 agosto 1829), era un barbiere e fabbricante di parrucche quieto ed operoso; la madre, Mary Marshall, era invece una donna eccentrica e volubile e, in seguito alla morte prematura della figlioletta Helen (avvenuta nel 1786), cominciò a dare i primi segni di quello squilibrio mentale che la travaglierà fino alla morte.
Nel 1800 i suoi disturbi psichici divennero talmente gravi da comportarle il ricovero presso il Bethlehem Hospital di Londra, manicomio dove visse negli stenti sino alla morte, avvenuta nell'aprile 1804.

Inizialmente disorientato dall'assenza della figura materna, il giovane William venne affettuosamente cresciuto dal padre, il quale ne intuì il talento artistico e non esitò ad esporre i primi disegni ed acquarelli del figlio nella vetrina della sua bottega, o persino a venderli per qualche scellino: «William farà il pittore», questa era la profetica frase che papà Turner spesso diceva orgogliosamente ai propri clienti.
Nemmeno i vari parenti e congiunti furono insensibili alla complicata situazione familiare del piccolo: alcuni zii materni, infatti, intorno al 1780 lo avrebbero invitato nella loro tenuta di Margate, località nel Kent dalla quale Turner ricavò impressioni ed emozioni poi rese poeticamente in disegni risalenti sia all'inizio che alla fine della sua carriera.
Al 1786 risale invece un suo soggiorno a Brentford, cittadina del Middlesex dove fu ospite di uno zio materno e dove firmò i primi disegni noti, mentre nel 1789 si recò a Sunningwell, nei pressi di Oxford, dove eseguì il suo primo album di schizzi.


Esordi

Nel frattempo la sua vocazione artistica si era ormai palesata in modo autentico e potente e l'11 dicembre 1789 - dopo un periodo di prova nel quale dovette esercitarsi nella riproduzione grafica di sculture rinascimentali - riuscì ad entrare alla Royal Academy of Arts di Londra.
Qui studiò prospettiva e pittura sotto la guida di Thomas Malton, acquarellista specializzato in oggetti architettonici e topografici: i suoi primi dipinti, in effetti, riflettono questo gusto, tanto che - molto più tardi - avrebbe affermato: «se potessi rinascere, sarei piuttosto un architetto che un pittore».
Nel maggio 1790, quando non aveva che quindici anni, Turner presentò il suo primo acquarello all'esposizione annuale della Royal Academy, Vista del palazzo dell'Arcivescovo a Lambeth. Nello stesso anno il giovane William cominciò a recarsi in campagna a dipingere paesaggi e studi dal vero, facendo tappa a Bath, Bristol, Malmesbury e percorrendo in lungo e in largo il Somerset e il Wiltshire.
Ebbe così inizio la sua lunga serie di viaggi formativi, che avrebbe condotto sistematicamente ogni anno: nel 1792 soggiornò in Galles, nel 1794 nelle Midlands, nel 1795 di nuovo in Galles e nell'isola di Wight, nel 1797 nell'Inghilterra del nord ed in Cumbria; nell'estate 1798 fu a Malmesbury, a Bristol e nel Galles del nord, mentre nel 1799 si recò in compagnia di William Beckford a Fonthill, nel Lancashire e nuovamente nel Galles settentrionale.
All'estate 1801 risale il suo primo viaggio in Scozia, mentre tra il luglio e l'ottobre 1802 visitò per la prima volta il continente, forse con l'amico Walter Ramsden Fawkes, con tappe in Francia e in Svizzera.


Parallela ai frequenti viaggi fu l'attività pittorica. Nel 1793 fu premiato un suo disegno di paesaggio alla Royal Academy, e l'anno successivo si attirò l'attenzione della critica con l'originalità delle sue opere.
Nel 1795 venne impiegato come disegnatore topografo (donde il viaggio nell'isola di Wight e in Galles), mentre nel 1796 presentò alla Royal Academy il suo primo olio su tela, Pescatori in mare, riscuotendo un discreto successo.
Particolarmente importante fu per Turner l'amicizia di Thomas Monro, dottore che in quegli anni stava curando John Robert Cozens, acquarellista inglese particolarmente dotato ma mentalmente instabile, e per questo motivo affidato alle sue cure; fu in questo modo che Monro accumulò una considerevole quantità di opere d'arte inglese (molte delle quali eseguite dall'illustre paziente) e, per questo motivo, ogni venerdì sera invernale era solito riunire intorno a sé giovani artisti, così da farli lavorare a confronto diretto con i capolavori dei maestri.

Nel cenacolo di artisti riuniti attorno al Monro, oltre a «conoscere a fondo la composizione, la struttura, la tonalità e l'abilità tecnica» dei grandi acquarellisti inglesi, Turner ebbe modo di conoscere Thomas Girtin, potenziale pericolo per la sua carriera:

«Thomas Girtin [...] era coetaneo del Turner, essendo nato il 18 febbraio 1775 e fino al 1802, anno della sua precoce morte, compie un percorso del tutto parallelo al suo amico-rivale. Acquarellista estremamente dotato ed apprezzato, sebbene non avesse avuto gli stessi riconoscimenti da parte della Royal Academy, poteva vantare un notevole numero di estimatori, come il signor Edward Lascelles (di Harewood House) e Lady Sutherland, disposti ad appoggiarlo contro Turner» - Silvia Borghesi.



Il colore e la luce

Turner, tuttavia, fu innovativo non solo per i soggetti scelti, ma anche per la sua personalissima ricerca figurativa, la quale si proponeva di indagare la radicalità sublime del colore e la dirompente energia della luce. Turner, infatti, era un uomo assai colto, ed era certamente al corrente delle varie ricerche di cromatica che, succedendosi sin dai tempi di Isaac Newton, culminarono nella Teoria dei colori del poeta tedesco Goethe, opera letteraria tradotta in inglese nel 1840. Goethe, in particolare, sosteneva che non è la luce a scaturire dai colori, bensì il contrario.

Nello specifico, stando alla dottrina goethiana, i colori primari sono fenomeni generati dall'interazione tra la luce e le tenebre; secondo tale tesi, dunque, il colore esiste solamente in funzione della luce:

«La nascita di un colore richiede luce e oscurità, chiaro e scuro, oppure con un’altra formula più generale, luce e non-luce. Vicinissimo alla luce nasce un colore che chiamiamo giallo, vicinissimo all'oscurità sorge invece quanto designamo con l’espressione azzurro» - Johann Wolfgang von Goethe.

Al Turner queste sperimentazioni scientifiche apparvero come una vera e propria rivelazione - esiste tuttora una sua copia annotata della Teoria dei colori goethiana - e fu per questo motivo che egli si indirizzò ben presto verso la più pura ricerca luministica. Un'altra fonte, stavolta figurativa, che deve essere menzionata in relazione al problema della luce è costituita dalla produzione pittorica di Rembrandt, che Turner rivisita personalmente, dando vita a dipinti come La figlia di Rembrandt, Pilato si lava le mani, I tre fanciulli nella fornace di fuoco ardente e Cristo scaccia i mercanti dal Tempio.
Dopo l'incontro con Rembrandt e la lettura degli scritti di Goethe, infatti, Turner concluse che la luce non si limitava a determinare le realtà spaziali del mondo, bensì poteva anche modificarle. Per questo motivo egli, nella raffigurazione di un paesaggio, smise di riprendere la Natura in modo rigorosamente realistico: anzi, quello che più contava era l'impressione che un determinato stimolo esterno gli suscitava nell'animo e, pertanto, egli si preoccupava piuttosto di cogliere la densità dell'atmosfera e della luce in un determinato paesaggio e di tradurla su tela.


In questo modo Turner iniziò a trattare la luce non più come un semplice riflesso sugli oggetti, bensì come un'entità atmosferica completamente autonoma, in grado con la sua palpitante intensità di disintegrare le forme e i volumi presenti nei quadri.
Il suo obiettivo, la sua «missione pittorica» fu quella di bloccare la luce sulla tela, conferendole una forma e un colore ben precisi: non a caso, Ruskin arrivò a definire Turner un «adoratore zoroastriano» del sole. Svincolandosi dai costrizionismi accademici, Turner seguì indefessamente questa strada e si avventurò nell'astrazione, abbandonando ogni limitazione e ogni «costrizione» della forma e realizzando immagini che si dilatano nel colore e nella pura modulazione della luce: per fare ciò impiegò uno stile che, conciliando la tecnica dell'acquerello con i colori ad olio, era adatto a rappresentare l'invadente luminosità dei colori ed il carattere mutevole ed effimero dei fenomeni atmosferici.
La novità e la spregiudicatezza della tecnica cromatica di Turner anticipò di numerosi decenni quelli che furono i futuri indirizzi dell'arte impressionista, anche se egli affrontò la questione in modo meno rigoroso e più immaginativo.

Le pennellate, invece, erano mosse, spiraliformi, vorticose, eppure molto leggere ed evanescenti, tradendo un certo gusto per il fantastico ed il surreale, come se il paesaggio raffigurato non fosse ripreso dalla realtà ma «si materializzasse romanticamente attraverso la nebbia dei ricordi» (Cricco, Di Teodoro).

Molto spesso, infatti, Turner realizzava un dipinto solo molto tempo dopo l'osservazione dell'evento, o del paesaggio: questo scarto temporale tra l'osservare e il dipingere «implicava la creazione di un'immagine che non era soltanto vista, ma anche ricordata» e concedeva quindi ampio spazio al potere creativo della memoria.
Lo stesso Turner, d'altronde, concepiva l'arte come un'esperienza totale, a tal punto che l'aneddotica del tempo ci racconta che, per conferire veridicità a una propria marina in tempesta, giunse persino a «legarsi all'albero maestro della nave per provare in prima persona la drammatica esperienza»: si tratta di una caratteristica che lo avvicina molto al musico tedesco Richard Wagner, come osservato dal critico d'arte Kenneth Clark. | fonte: © Wikipedia