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Leonora Carrington (1917-2011)

Leonora Carrington è stata una scrittrice e pittrice Britannica; gran parte della sua produzione si ascrive al periodo trascorso in Messico, dove visse quasi settant'anni.

Temi ed opere principali

Gran parte della produzione letteraria e pittorica di Leonora Carrington si inserisce all'interno di quella surrealista. Il surrealismo dava estrema rilevanza alla dimensione inconscia, al sogno, e allo stato onirico, visto come luogo dell'attività "reale" del pensiero dell'uomo.
La lettura psicoanalitica freudiana del sogno offriva ai surrealisti la possibilità di indagare un'altra dimensione, creando immagini libere, svincolate dalla ragione e dalla logica.
Quando Leonora comincia a scrivere e dipingere, si ispira quindi ad autori che avevano fatto della riflessione surrealista sul sogno, un tema letterario e pittorico, come ad esempio Virgilio, Dante, Chaucer, Shakesperare, Hoffmann, Baudelaire, Rimbaud, Schnitzler, Freud, Odillon Redon, Giorgio de Chirico, Magritte e Joan Miró.



Nelle sue opere è evidente la componente liberatoria, giocosa e fiabesca tipica del sogno; tuttavia non si interroga né teorizza il lavoro onirico. L'artista eredita dai surrealisti il linguaggio visivo in cui veglia e sonno coesistono con facilità e con cui comporre immagini ossessive e strane, ma utilizza questo patrimonio in modo personale, arricchendolo di continui riferimenti autobiografici e rimandi alle sue letture di formazione.
Tra le caratteristiche tipiche dei lavori di Leonora, vi è lo svincolamento, se non l'annullamento, delle coordinate spazio-temporali dalla realtà. L'incipit delle sue "short stories" infatti, è spesso caratterizzato da espressioni di tempo indeterminato, molto simili a quelle che aprono solitamente i racconti di fiaba: un tempo, un giorno, una sera.
Anche le ambientazioni delle vicende ricordano spesso gli scenari delle favole, talora dei racconti gotici: la narratrice di The Three Hunters, per esempio, riposa in una fitta foresta quando incontra uno strano vecchietto che la conduce nel proprio maniero; le due sorelle protagoniste di Les Soeurs abitano in un sinistro castello con tanto di segrete, soffitta, torce, candele, simile al palazzo fatiscente e infestato dai topi, dove vivono i due appestati di White Rabbits.



Allo stesso modo, i suoi quadri rappresentano una trasposizione in una realtà diversa, fantastica ed atemporale.
In Femme et Oiseau (1937) e Le fantôme (1937) la donna-cavallo e la donna-fantasma emergono in modo inquietante da superfici scure, in ombra, quasi nere, mentre in Chevaux (1938) e The Horses of Lord Candlestick (1941), gruppi di cavalli corrono liberi in spazi aperti, vagamente surreali. Nei quadri della maturità, realizzati in Messico, dominano invece i cieli stellati e spazi indefiniti, dai contorni sfumati, con finestre che sembrano aprirsi sul vuoto.

Nelle opere di Carrington, nella dimensione onirica si invertono i concetti di attrazione e repulsione; figure ibride, animalesche, mostruose, non solo non suscitano orrore, ma si caricano di una forte connotazione erotica. In Quand Ils passaient, Virginia è ammirata per i suoi lunghi capelli pieni di animali notturni e per il suo odore selvatico, mentre il suo amante, l'orso Igname, ha un occhio solo in mezzo alla fronte ma è definito l'animale più bello della foresta. Anche l'inquietante padrona di casa del castello di La Maison de la peur, nonostante le sembianze animalesche, affascina i suoi ospiti.

Altro tratto tipico delle sue opere è la manifestazione di atteggiamenti trasgressivi o violenti; ricorrono immagini di sangue, cadaveri e corpi in decomposizione e il cannibalismo e l'omicidio sono presentati come atti consueti e legittimati. Inoltre la tendenza alla teatralizzazione, alla messa in scena, tipica dei sogni, si traduce nella riproduzione meticolosa di costumi e travestimenti, festini e banchetti, e nella caricatura satirica di figure autorevoli e di personalità ecclesiastiche.

Anche le relazioni amorose trovano spazio nei suoi libri; in Little Francis o in Waiting, due racconti di carattere autobiografico, racconta i suoi anni con Max Ernst e descrive la gioia della relazione amorosa nei momenti migliori, ma anche la sofferenza causata dall'interferenza di altre donne con cui il compagno aveva relazioni.



Un altro tema presente nelle sue opere è quello della pazzia, riscontrabile in particolare nel racconto Down Below, in cui Leonora racconta la sua esperienza di ricovero. Qui la pazzia non è simulata, ma dolorosamente esperita e tradotta in fonte di ispirazione e libertà creativa.

I libri e i quadri di Leonora sono popolati da numerose figure animali, alcune delle quali, come la iena, ma soprattutto il cavallo, ritornano con particolare insistenza. Essi rappresentano degli aspetti nascosti della natura umana, degli istinti selvaggi che vengono addomesticati.

Nell'intervista rilasciata a Marina Warner, Carrington afferma infatti che "Ognuno di noi possiede un'anima animale..". La ricorrenza della figura del cavallo inoltre, potrebbe dipendere dall'influenza artistica del compagno Ernst, nella cui produzione pittorica l'animale è spesso presente e identificato con la figura della donna.

Altro simbolo ricorrente, specialmente nella pittura di Leonora è quello della mano, immagine utilizzata dall'artista per riferirsi all'importanza della manualità nella pratica artistica, ma anche, secondo un approccio femminista, all'abilità manuale della donna nelle svariate attività umane.



Risultano infine di particolare interesse le modalità di auto-rappresentazione dell'artista, che spesso si ritrae in forma di manichino, o con una maschera che riproduce le sembianze del suo stesso volto.

Tale auto-rappresentazione di sé è da intendersi molto probabilmente come una denuncia del mancato riconoscimento, in ambito artistico, della figura dell'artista-donna, libera di creare. Al suo inizio, nel movimento surrealista non c'erano infatti donne artiste; esse facevano parte del gruppo solo attraverso le loro relazioni personali con i componenti, e non per il loro talento; venivano accettate come muse e come fonte di ispirazione.

Spesso Leonora criticò con forza il rapporto di dipendenza e sottomissione che legava l'artista-donna al movimento surrealista.

Il rappresentarsi come bambola, manichino o comunque corpo inanimato, implicava quindi la consapevolezza del ruolo che culturalmente veniva assegnato alle donne, come riporta lei stessa in un'intervista: "Le donne devono riappropriarsi dei loro diritti, inclusi quei poteri misteriosi che da sempre sono stati nostri e che nel corso del tempo gli uomini hanno violato, rubato o distrutto".