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Annibale Carracci (1560-1609)


Annibale Carracci (November 3, 1560 - July 15, 1609) was an Italian painter ‣‣ , active in Bologna and later in Rome. Along with his brothers, Annibale was one of the progenitors, if not founders of a leading strand of the Baroque style ‣‣, borrowing from styles from both north and south of their native city, and aspiring for a return to classical monumentality, but adding a more vital dynamism. Painters working under Annibale at the gallery of the Palazzo Farnese would be highly influential in Roman painting for decades.














Chronology of works
  • Assumption of the Virgin, c. 1590 - Oil on canvas, 130 × 97 cm, Museo del Prado
  • The Baptism of Christ, 1584 - Oil on canvas, San Gregorio, Bologna
  • The Beaneater, 1580-1590 - Oil on canvas, 57 × 68 cm, Galleria Colonna, Rome
  • Butcher's Shop, 1580s - Oil on canvas, 185 × 266 cm, Christ Church Picture Gallery, Oxford
  • Crucifixion, 1583 - Oil on canvas, 305 × 210 cm, Santa Maria della Carità, Bologna
  • Corpse of Christ, c. 1583-1585 - Oil on canvas, 70.7 × 88.8 cm, Staatsgalerie Stuttgart
  • Descent From the Cross, 1580-1600 - St. Ann's, Manchester
  • Fishing, before 1595 - Oil on canvas, 136 × 253 cm, Musée du Louvre
  • Hunting, before 1595 - Oil on canvas, 136 × 253 cm, Musée du Louvre
  • The Laughing Youth, 1583 - Oil on paper, Galleria Borghese, Rome
  • Madonna Enthroned with St Matthew, 1588 - Oil on canvas, 384 × 255 cm, Gemäldegalerie, Dresden
  • The Mystic Marriage of St Catherine, 1585-1587 - Oil on canvas, Museo Nazionale di Capodimonte, Naples
  • Venus, Adonis and Cupid, c. 1595 - Oil on canvas, 212 × 268 cm, Museo del Prado, Madrid
  • "Jupiter and Juno" (c. 1597) - Farnese Gallery, Rome
  • River Landscape (c. 1599) - Oil on canvas, National Gallery of Art, Washington, D.C.
  • Venus and Adonis (c. 1595) - Oil on canvas, 217 × 246 cm, Kunsthistorisches Museum, Vienna
  • Venus with a Satyr and Cupids (c. 1588) - Oil on canvas, 112 × 142 cm, Uffizi, Florence
  • The Virgin Appears to the Saints Luke and Catherine (1592) - Oil on canvas, 401 × 226 cm, Musée du Louvre, Paris
  • Frescoes (1597-1605) in the Palazzo Farnese, Rome
  • Assumption of the Virgin Mary (1600-1601) - Oil on canvas, 245 × 155 cm, Santa Maria del Popolo, Rome
  • Lamentation of Christ (1606) - Oil on canvas, 92.8 × 103.2 cm, National Gallery, London
  • Sleeping Venus (c. 1603) - Oil on canvas, 190 × 328 cm, Musée Condé, Chantilly, Oise
  • The Flight into Egypt (1603) - Oil on canvas, 122 × 230 cm, Galleria Doria Pamphilj, Rome
  • The Choice of Heracles (c. 1596) - Oil on canvas, 167 × 273 cm, Museo Nazionale di Capodimonte, Naples
  • Mocking of Christ (c. 1596) - Oil on canvas, 60 × 69.5 cm, Pinacoteca Nazionale
  • Pietà (1599-1600) - Oil on canvas, 156 × 149 cm, Museo Nazionale di Capodimonte, Naples
  • Domine quo vadis? (1601-1602) - Oil on panel, 77.4 × 56.3 cm, National Gallery, London
  • Rest on Flight into Egypt (c. 1600) - Oil on canvas, diameter 82.5 cm, Hermitage Museum, St. Petersburg
  • Self-Portrait in Profile, 1590s - Oil on canvas, Uffizi, Florence
  • Self-portrait (c. 1604) - Oil on wood, 42 × 30 cm, Hermitage Museum, St. Petersburg
  • The Martyrdom of St Stephen (1603-1604) - Oil on canvas, 51 × 68 cm, Louvre, Paris
  • Triptych (1604-1605) - Oil on copper and panel, 37 × 24 cm (central panel), 37 × 12 cm (each wing), Galleria Nazionale d'Arte Antica, Rome
  • Holy Women at the Tomb of Christ Oil on canvas, Hermitage Museum, St. Petersburg.
  • Atlante Sanguine, Louvre, Paris.
  • Drawings (exhibit, National Gallery of Art). | © Wikipedia


















































La fortuna critica di Annibale Carracci fu ampia presso i suoi contemporanei, a partire dal giudizio di Giovanni Pietro Bellori che, nella sua prolusione all'Accademia di San Luca, raccolta nello scritto «L'idea del pittore, dello scultore, e dell'architetto» (1664), indicò in Annibale il miglior interprete dell'ideale di bellezza che è compito degli artisti perseguire. Bellezza che, nella visione del Bellori (che rimanda a concetti molto più risalenti e mostra un debito nei confronti delle teorie di Giovanni Battista Agucchi), deve sì partire dalla natura, ma deve elevarsi ad essa, non potendo l'artista, secondo questa impostazione, limitarsi alla sola riproduzione del reale quale esso appare agli occhi.

Per il Bellori, per l'appunto, l'opera del più giovane dei Carracci, e in particolare la sua produzione romana, è l'esempio da seguire per raggiungere questo obiettivo.



Elevato, così, a campione del bello ideale, il Carracci divenne il Nuovo Raffaello, cioè l'acme della pittura del suo tempo. Di pari passo, la sua opera - e in particolare gli affreschi della Galleria Farnese - assurse a testo imprescindibile nella formazione del gusto pittorico barocco.

Questo giudizio entrò in profonda crisi alla fine del Settecento e quasi per tutto l'Ottocento. In questo torno di tempo, Annibale Carracci divenne il caposcuola di quello che fu definito, a partire dal Winckelmann, eclettismo, concetto che assumerà sempre più valenza negativa. In sostanza, questo punto di vista degradò l'opera del Carracci alla sola fusione di stili diversi, negandogli vera capacità creativa.



Nel Novecento si assiste ad un lento e parziale recupero del valore di Annibale Carracci. Aprì questa rivalutazione Hans Tietze, storico di formazione viennese, che nel 1906 dedicò un saggio alla decorazione della Galleria Farnese, interrompendo così un lunghissimo silenzio critico sull'opera del maestro bolognese. Tappa ancor più significativa fu la pubblicazione da parte di Denis Mahon dei suoi Studies in Seicento Art and Theory, 1947.

Se questi studi ebbero il merito di riaccendere l'attenzione sull'arte del Carracci (ormai quasi dimenticata), essi, tuttavia, ne fornirono una visione in una certa misura deformante. Infatti, ponendosi in linea di continuità con l'antica visione belloriana, questo primo processo di rivalutazione individuò nell'Annibale Carracci "romano" il capofila della corrente classicista della pittura barocca italiana, antitetica alla corrente verista, il cui fondatore è Caravaggio. In tal modo, però, si obliterava la forte tensione al vivo da cui, a Bologna, anche Annibale era partito e che egli perseguì con decisione, specie negli anni antecedenti al suo trasferimento a Roma.


Si creò, così, una visione dicotomica della parabola artistica di Annibale Carracci, che scisse in termini piuttosto netti il periodo romano e classicista, contrassegnato dall'assimilazione di Michelangelo, di Raffaello e dell’antico, dagli anni bolognesi – tanto influenzati dalla pittura padana e veneziana e animati da una forte tensione verista – che vennero sostanzialmente minimizzati come esperienze giovanili, superate, poi, dall'artista una volta giunto a Roma.

La mostra sui Carracci, tenutasi a Bologna nel 1956 presso il palazzo dell'Archiginnasio, favorì un primo recupero critico anche dell'attività pre-romana di Annibale, ma rimase fermo il topos storiografico che vedeva nella sua vicenda creativa una drastica soluzione di continuità – da verista “lombardo” a classicista raffaellesco – conseguente al suo approdo sulle sponde del Tevere. Anche la fondamentale monografia di Donald Posner (1971), benché testo per molti versi ancora imprescindibile per lo studio di Annibale Carracci, avallò (e consolidò) questa concezione.


Solo in tempi relativamente vicini, anche riprendendo un'intuizione di Roberto Longhi formulata già nel 1934, si è andata delineando una valutazione critica più matura dell'opera del più giovane dei Carracci. Giudizio che coglie la sua grandezza nell'aver Annibale saputo inventare uno stile propriamente italiano, armonizzando le tante strade indicate dalle scuole locali che lo hanno preceduto e riuscendo, al tempo stesso, ad evitare che questo programma artistico si risolvesse in una sterile riproposizione del passato. Anzi, aprendo le porte ad una nuova era della storia dell'arte: il barocco.

In questa chiave, benché il lungo, definitivo, soggiorno a Roma ne abbia naturalmente influenzato e arricchito lo stile, minor credito ha l'idea di una drastica cesura tra Bologna e Roma, anche perché, come gli studi più recenti stanno acquisendo, il trasferimento nella città dei papi non significò affatto l'abbandono, da parte di Annibale, dei suoi modelli settentrionali, né, almeno in parte, della sua ricerca realista.


In questa stessa chiave, anche il luogo comune di un Annibale Carracci in tutto antitetico all'altro gigante della pittura italiana del primo Seicento, Michelangelo Merisi, inizia ad essere oggetto di rivisitazione critica, cogliendosi tra i due maestri – pur tra le evidenti e profonde differenze di stili, di interessi artistici e di traiettorie umane e creative – anche punti di contatto e reciproche influenze, percepibli soprattutto durante l'iniziale soggiorno romano di entrambi che fu quasi contemporaneo. Anni durante i quali, a Roma, opere come gli affreschi della Galleria Farnese o il Ciclo di san Matteo della Cappella Contarelli segneranno per i secoli a venire la pittura d'Italia e d'Europa. | © Wikipedia