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Henri de Toulouse-Lautrec | Il ritrattista del "popolo della notte"

Agli effetti della produzione artistica lautreciana questa diversificazione sociale così massiccia risultò determinante. Toulouse-Lautrec (1864-1901) infatti, concepì i suoi dipinti come fedele specchio della quotidianità urbana di Montmartre, nel segno di una ripresa (e, anche, di un aggiornamento) del programma espresso da Charles Baudelaire nel 1846:
«La nostra epoca non è meno ricca di temi sublimi di quella precedente [...] Ho osservato che la maggioranza degli artisti che hanno condannato i soggetti moderni si sono accontentati di soggetti pubblici e ufficiali [...]
Ci sono invece dei soggetti privati che sono molto più eroici di quelli pubblici.
Lo spettacolo della vita alla moda e le migliaia di esseri - criminali e mantenute - che galleggiano alla deriva nei bassifondi di una grande città. [...]
La vita della nostra città è piena di spunti poetici e meravigliosi: ne siamo avvolti, vi siamo immersi come in una meravigliosa atmosfera, ma non ce ne accorgiamo» - Charles Baudelaire.



L'attuale, dunque, era assurto a categoria estetica già nella metà del secolo, quando i Realisti e gli Impressionisti iniziarono a scandagliare coraggiosamente lo scenario della quotidianità parigina, cogliendone gli aspetti più miseri, ordinari o accidentali.
Con Toulouse-Lautrec, tuttavia, questa «pittura della vita moderna» pervenne ad esiti ancora più esplosivi.
Se, infatti, gli impressionisti erano completamente assoggettati all'en plein air ed alla pittura di paesaggio, Toulouse-Lautrec preferì lasciarsi sedurre dal mondo della notte e dai suoi protagonisti.

Non a caso, la qualità della maniera di Lautrec emerge soprattutto nei ritratti, nei quali il pittore poteva non solo confrontarsi con i «tipi» umani che popolavano Montmartre, ma anche esplorarne le peculiarità psicologiche, i tratti fisionomici significativi, nonché la loro naturale unicità: si può dire che, partendo da un volto, Toulouse-Lautrec riusciva a frugarlo e a carpirne l'intima essenza.


Appare dunque evidente l'impegno ritrattista del pittore, che non a caso detestava la pittura en plein air eseguita all'aperto su soggetti immobili e si rifugiava nella lumière froide degli atelier, la quale - essendo inerte - non alterava le fisionomie dei soggetti e agevolava le operazioni di scavo psicologico: i quadri di Lautrec, per questo motivo, erano sempre realizzati in studio e richiedevano generalmente incubazioni molto lunghe.

Il paesaggio, a giudizio di Lautrec, deve essere poi funzionale solo alla resa psicologica di questa comédie humaine:
«Solo la figura esiste, il paesaggio non è, né deve essere che un accessorio: il pittore paesaggista non è che un bruto. Il paesaggio deve servire a far comprendere meglio il carattere della figura» Henri de Toulouse-Lautrec.

È in questo modo che il pittore riesce a scavare nella psicologia di quanti lavoravano sotto la luce dei riflettori di Montmartre: della Goulue, celebre vedette che dopo un effimero periodo di gloria finì dimenticata per via del suo appetito insaziabile, Toulouse-Lautrec mette infatti in evidenza l'animalità predace, e lo stesso accade con il ballerino nero Chocolat, con l'agile ed allampanato ballerino Valentin le Désossé, con la clownessa Cha-U-Kao, e con le attrici Jane Avril e Yvette Guilbert.


L'implacabile pennello di Toulouse-Lautrec, per di più, non si limitava a raffigurare i protagonisti di Montmartre che abbiamo appena elencato, bensì si soffermava anche sugli avventori di questi locali (illustri «curiosi della notte» ritratti dal pittore sono monsieur Delaporte, monsieur Boileau) e su quanti, pur non varcando le soglie del quartiere, polarizzavano trasversalmente il suo interesse, come ad esempio Paul Sescau, Louis Pascal ed Henri Fourcade.

L'occhio può essere in un primo tempo distratto dalla caleidoscopia della vita parigina colta da Lautrec, ma superato il giudizio estetico scatta improvvisa l'empatia con il pittore, che ritrae i locali di Montmartre ee i suoi protagonisti in modo convincente, pacato e realistico, senza sovrapporvi canonizzazioni o, magari, giudizi morali o etici, bensì «raccontandoli» come racconterebbe qualsiasi altro aspetto della vita contemporanea. | Fonte: © Wikipedia