Textual description of firstImageUrl

Caravaggio | The Lute Player / Suonatore di Liuto, 1595-1596

The Lute Player is an early work by Caravaggio, who sought above all to convey the reality and solidity of the surrounding world. We can already see the elements of the artist's style which were to have such a widespread influence on other artists.
The figure of a young boy dressed in a white shirt stands out clearly against the dark background.
The sharp sidelighting and the falling shadows give the objects an almost tangible volume and weight.
Caravaggio was interested in the uniqueness of the surrounding world, and there are markedly individual features not only in the youth's face but also in the objects which make up the still life: the damaged pear, the crack in the lute, the crumpled pages of the music.
The melody written on those pages is that of a then fashionable song by Jacques Arcadelt, "You know that I love you".

Caravaggio | The Lute Player | The Hermitage version, 1595-1596

Love as the theme of this work is also indicated by other objects. For instance, the cracked lute was a metaphor for the love that fails, as in Tennyson's Idylls of the King: "It is the little rift within the lute, That by and by will make the music mute" (Merlin and Vivien). | © The State Hermitage Museum
The Lute Player exists in two versions, one in the Hermitage Museum, Sain Petersburg, 1595 or 1596 and another in the Metropolitan Museum of Art, 1596 or 1597.

Caravaggio | The Lute Player | The Hermitage version, 1595-1596
and
Caravaggio | The Lute Player | The Metropolitan Museum version, 1596

Caravaggio | The Lute Player | The Hermitage version, 1595-1596 (detail)
Caravaggio | The Lute Player | The Hermitage version, 1595-1596 (detail)
Caravaggio | The Lute Player | The Hermitage version, 1595-1596 (detail)
Caravaggio | The Lute Player | The Hermitage version, 1595-1596 (detail)
Caravaggio | The Lute Player | The Hermitage version, 1595-1596 (detail)
Caravaggio | The Lute Player | The Hermitage version, 1595-1596 (detail)

Suonatore di Liuto è il soggetto di un dipinto realizzato tra il 1595 e il 1596 dal pittore italiano Caravaggio. Tra gli esemplari simili di questo soggetto, uno è in prestito al Metropolitan Museum di New York (ma proveniente dalla Wildenstein Collection), un altro è al Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo.
  • Il dipinto Giustiniani
Il dipinto ora all'Ermitage di San Pietroburgo proviene dalla collezione Giustiniani come è testimoniato dall'inventario del 1638:
"Nella stanza Grande de Quadri Antichi...8 Un quadro sopraporto con una mezza figura di un giovane che suona il Leuto con diversi frutti e fiori e libri di musica dipinto in tela alto pal.8, larg. pal.5 con una cornice negra profilata e rabescata d'oro di mano di Michelang.o da Caravaggio" (Roma, Archivio Giustiniani, Busta 10 v.G).
Nel 1808 è acquistato a Parigi dal Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo.
La nota descrizione del Baglione, del 1642, si riferisce sicuramente a questo dipinto:
" ...e dipinse per il Cardinale [Del Monte] anche un giovane, che sonava il Lauto, che vivo, e vero tutto parea con una caraffa di fiori piena d'acqua, che dentro il reflesso d'una finestra eccellentemente si scorgeva con altri ripercortimenti di quella camera dentro l'acqua, e sopra quei fiori eravi una viva rugiada con ogni esquisita diligenza finta. E questo (disse) che fu il più bel pezzo, che facesse mai".
Per Mia Cinotti tale dipinto è precedente alla versione Del Monte e databile al 1596-1597, come anche osserva Mina Gregori. Maurizio Marini (2005) lo data al 1594-1595.

Caravaggio | The Lute Player | The Hermitage version, 1595-1596 (detail)
Caravaggio | The Lute Player | The Hermitage version, 1595-1596 (detail)
Caravaggio | The Lute Player | The Hermitage version, 1595-1596 (detail)
  • Il dipinto Del Monte
Il dipinto del Metropolitan Museum di New York sarebbe quello riportato nell'Inventario dei beni del cardinal Francesco Maria Bourbon del Monte, compilato il 21 febbraio del 1627:
"Nella terza stanza à mano destra [del palazzo di Ripetta]...un Quadro con un'huomo, che suona il leuto di Michel Angelo da Caravaggio con Cornice negra di palmi sei"
(Roma, Archivio di Stato, 30 Notaj Capitolini, Paulus Vespignanus, ufficio 28, vol. 138, fol. 582v), non l'originale che si credeva perduto, ma una copia. Alla morte del cardinale gli eredi del Monte lo vendono alla famiglia Barberini, acquisito dal cardinale Antonio come risulta da un libro spese del 16 maggio 1628.
L'inventario dell'aprile 1644 del cardinale Antonio Barberini annota la presenza del dipinto "Nella stanza di Parnasso", con cornice dorata, nel palazzo ai Giubbonari.
Nel 1697 risulta dei Barberini nel palazzo alle Quattro Fontane. Nei secoli scorsi anche la Gentileschi a Washington che accorda il liuto era considerata di Caravaggio.
La registrazione effettuata nel 1817, il dipinto a New York viene venduto ed acquistato nel 1939 dalla Wildenstein and Co. di Parigi-Londra ed è in deposito al Metropolitan Museum di New York, per prestito della società. Maurizio Marini, che nutriva dubbi sulla versione Del Monte-Barberini, lo datava al 1595 (Marini, 2005, n. 9).
  • L’ipotesi dell’unico originale
Hibbard sosteneva che tanto il Baglione, quanto il Bellori, in realtà ignorassero il Suonatore presso il Giustiniani (nelle descrizioni si parla di Del Monte e non del Giustiniani) e dunque si riferiscono ad una sola redazione per Del Monte.
Nel 1985 il Wolfe rende noto un documento, del passaggio da Del Monte al Barberini per arrivare a dimostrare con certezza la presenza di una duplice redazione iconografica del dipinto, senza poter escludere che, molto copiato e le copie talvolta trattate alla stregua di originali, fosse proprio l'autografo Del Monte a pervenire al Giustiniani. Christiansen, in uno studio del 1990, considera autografo il dipinto del Metropolitan, museo del quale è curatore, ma precedente alla versione Giustiniani.
Come detto sopra, la Cinotti e la Gregori, sono invece dell'idea che il dipinto di New York sia posteriore a quello Giustiniani-Ermitage e che pertanto si attesti al 1597.

Caravaggio | The Lute Player | The Metropolitan Museum version, 1596 or 1597
Caravaggio | The Lute Player | The Metropolitan Museum version, 1596 or 1597 (detail)
Caravaggio | The Lute Player | The Metropolitan Museum version, 1596 or 1597 (detail)
Caravaggio | The Lute Player | The Metropolitan Museum version, 1596 or 1597 (detail)

Nella Collezione di Alessandro Vittrice, ecclesiastico figlio di Girolamo ed Orizia di Lucio Orsi, sorella di Prospero, propagandista (o ‘’Turcimanno’’) del Caravaggio, esisteva un dipinto di simile iconografia non identificato e probabilmente perduto curiosamente descritto come
"un quadro grande di una donna vestita di Diana, che suona il Cimbalo cornice arabescata m(ano) del Caravaggio".
Maurizio Marini (2005, n. 8), riteneva che l'estensore dell'inventario fosse stato tratto in inganno dalla evidente androginia del musico e dal ricciolo piegato a virgola sulla fronte, come una mezza luna, noto attributo simbolico della dea Diana. Il Marini riteneva che questo dipinto potesse essere quello in collezione privata a Roma (2005, p. 144, n. 8 e p. 379).

Secondo Maurizio Marini (2005, n. 9) Caravaggio non era solito - una volta eseguito un dipinto (il primo, per lo studioso, quello per il cardinale Del Monte) - eseguirne altri con varianti sostanziali, formandone una nuova stesura che cedeva poi ad altro collezionista, come invece avvenne per la Buona Ventura o, meno convincentemente, nelle due versioni delle "Stimmate di San Francesco".
Dalla recente scoperta da parte del giovane ricercatore Riccardo Gandolfi di un manoscritto di Gaspare Celio contenente con altre Vite, la inedita Vita di Caravaggio (essendo del 1614, si tratta della prima Vita di Caravaggio, scritta a soli quattro anni dalla morte del Merisi), apprendiamo che Il suonatore di liuto era stato dipinto da Caravaggio nella casa di Prospero Orsi, suo amico e propagandista che avendo saputo che il Cardinal Del Monte cercava un bravo pittore per eseguire delle copie per la sua collezione, presentò il Merisi e, probabilmente, gli mostrò anche il dipinto che con altri del pittore lombardo servì a convincere Del Monte a prenderlo presso di sé.

 Caravaggio | The Lute Player | The Metropolitan Museum version, 1596 or 1597 (detail)

Caravaggio | The Lute Player | The Metropolitan Museum version, 1596 or 1597 (detail)
  • Descrizione e stile
Si ritiene, data l'estrema somiglianza estetica col Bacco degli Uffizi, che a posare per entrambe le opere sia stato lo stesso modello.
Una parte della critica lo identifica col pittore siciliano Mario Minniti, amico di scorribande, e forse amante, di Caravaggio. Come proposto da Frommel, il modello (forse Mario Minniti), mostra maggiore consapevolezza e professionalità nel tenere le mani sul liuto e la sua camicia bianca ha più pieghe e ha i ricami. Scrive Frommel: la "figura rappresentata diventa più persona" favorendo maggiormente l'impressione di un "dirimpettaio animato".

Altri lo identificano col castrato spagnolo Pedro Montoya, che in quegli anni era cantore nella Cappella Sistina; non a caso, il fanciullo ha le labbra dischiuse, come se stesse cantando accompagnandosi con lo strumento.
Di notevole bellezza è la natura morta di strumenti musicali sul tavolo che sembra fare da contrappunto alla gestualità morbida delle mani che toccano le corde. Lo sguardo languido e la bocca socchiusa del suonatore sono un esempio della sensualità dei modelli ritratti da Caravaggio nei dipinti del suo primo periodo romano.

L'elemento più pregevole del dipinto è sicuramente la doppia natura morta sul tavolo, rappresentata dai frutti (bellissima è la pera con i graffi bruni sulla buccia), dai fiori disposti nel vaso di cristallo che riflette la luce, e dallo spartito musicale. Quest'ultimo, analogamente a quello presente nel Riposo durante la fuga in Egitto, è stato identificato dai musicologi che vi hanno ipotizzato quattro madrigali dal Primo libro di madrigali a quattro voci di Jacques Arcadelt (1539-1654): Chi potrà dir quanta dolcezza provo, Se la dura durezza in la mia donna, Voi sapete ch'io v'amo anzi v'adoro, Vostra fui e sarò mentre ch'io viva. Tutti i madrigali trattano di temi amorosi e passionali.
Nel dipinto del Metropolitan, in alto a sinistra (non ben visibile nella foto), sulla parete, è collocata una gabbietta con dentro un uccellino che probabilmente simboleggia il suono naturale.
Tuttavia, come ha proposto di recente Giacomo Berra, esso richiama una poesia di Luigi Tansillo in cui il poeta, solitario e innamorato, si riconosce nell'uccellino in gabbia che amerebbe la libertà dall'amata, ma ne ha timore e non vorrebbe restare senza di lei. Il quadro, quindi, sarebbe un invito ai piaceri dell'amore e alle gioie della vita attraverso le arti (la musica ed il canto), nonché ai piaceri terreni (la frutta e i fiori).

La "dedica" al Giustiniani è stata individuata nel solo originale nella grande "V" (che sarebbe l'iniziale del nome del committente, Vincenzo) dipinta come capolettera della partitura, in realtà dell'unico verso vergato "Voi sapete che v'amo", senza dimenticare che Giambattista Marino, identificandovisi, dedicò a Caravaggio e a questo dipinto almeno una sua strofa. Nel solo quadro dell'Ermitage compare il titolo della canzone "Caltus".

Il dipinto del Metropolitan Museum di New York, presenta una iconografia diversa rispetto a quello dell'Ermitage, sebbene la radiografia ne abbia rivelato una originaria medesima disposizione degli oggetti poi variati in seguito: su di un tavolo coperto da un tappeto orientale che accentua lo spazio e la distanza fra il suonatore e lo spettatore, sono collocati un flauto dolce, al centro in primo piano e, a sinistra, al posto del vaso di fiori, un virginale. Una partitura raffigura un madrigale di Francesco de Layolle (1492-1540), tratto dal suo Libro Primo dei Madrigali, dal titolo Lassare il velo, l'altra è intitolata "Bassus". | © Wikipedia

 Caravaggio | The Lute Player | The Metropolitan Museum version, 1596 or 1597 (detail)
 Caravaggio | The Lute Player | The Metropolitan Museum version, 1596 or 1597 (detail)
Caravaggio | The Lute Player | The Metropolitan Museum version, 1596 or 1597 (detail)