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Ubaldo Oppi | Magic realism painter

Ubaldo Oppi (1889-1942) was an Italian painter, one of the founders of the Novecento Italiano in Milan. He painted in a Neo-quattrocento realist style.
He was born in Bologna, but by the age of 4 years, his father, a shoe salesman, had moved to Vicenza.
He was sent by his father North to the German countries to learn the shoe trade, but elected to stay in Vienna (1907-1909), and study under Gustav Klimt.



He returned to Italy, and was drafted into the military for a year, serving in the Adriatic coasts.
He would then travel to Paris, where he frequented the modern artistic circles.
There he had a brief affair with Fernande Olivier, who had been the mistress of Pablo Picasso, an acquaintance of Ubaldo.
In 1913, he exhibited at the Cà Pesaro in Venice along with Casorati, Martini and Gino Rossi.

In 1915, he joins again the army; this time the alpine regiments.
He fought in a number of battles, including the bloody Battle of Monte Pasubio. Late during World War I, he was captured and imprisoned at Mauthausen by the Austrians.
After the war, and he returned to Paris, exhibiting in the Salon des Indipendants of 1921.
He exhibits at the 1924 Venice Biennale.
In 1922, along with the following: Anselmo Bucci, Leonardo Dudreville, Achille Funi, Emilio Malerba, Pietro Marussig and Mario Sironi, he was one of the founders of the Novecento Italiano, patronized by Margherita Sarfatti and the incipient fascist party.


But within a few years, he was to drop out of the group, not exhibiting together in the 1926 Venice Biennale.
He won a second prize at the Mostra Mondiale of Pisburg in 1924.
He exhibited frequently abroad, including Monaco, Dresden and Vienna.

In the late 1920s, Oppi became more religious, and many of his later works included altarpieces.
In 1926–28, he frescoed the Chapel of San Francesco in the Basilica of St Anthony in Padua, and in 1932, for the church of Bolzano Vicentino.
He became a lieutenant coronel of the Alpine troops during World War II. He died in Vicenza. | Source: © Wikipedia






Ubaldo Oppi (Bologna, 29 luglio 1889 - Vicenza, 25 ottobre 1942) è stato un pittore Italiano, fra gli iniziatori del movimento artistico del Novecento nel 1922 a Milano.
È inoltre considerato uno dei maggiori esponenti del Realismo magico.
Figlio di Pompeo Oppi, commerciante di scarpe, fin da giovane viaggia molto per seguire il padre, che spera che il figlio diventi suo collaboratore e impari il tedesco.
Invece il giovane Ubaldo Oppi decide di seguire la propria passione per il disegno e nel 1906 si iscrive all'Accademia di nudo di Vienna, attratto dal gruppo della Secessione. Lì conosce il direttore Klimt.


Tra il 1908-1909 viaggia nell'Est Europa, dalla Germania alla Russia.
Stabilitosi nel 1910 a Venezia espone come esordiente a Ca' Pesaro; nel 1911 è a Parigi, dove frequenta Severini che lo introduce negli ambienti parigini; qui conosce Modigliani e Picasso; al Louvre studia la pittura italiana del Quattrocento.
Dal 1912 Oppi produce una serie di nudi immersi nel paesaggio, in boschi dove il rapporto tra uomo e natura è rappresentato da danze e gruppi di uomini e donne in evidente armonia tra di loro e con l'ambiente.
In seguito l'interesse dell'artista si concentra su soggetti che contemplano la miseria dell'essere umano, la solitudine e la povertà della vita.
La semplicità e l'essenzialità della rappresentazione sono tratti fondamentali di questo ciclo, dominati dalla malinconia dello sguardo e dei gesti dei personaggi, le cui figure sono emaciate, esangui e caratterizzate da occhi a mandorla.


Verso la fine della prima stagione Oppi realizza opere stilizzate nella fredda trasparenza della luce e immobile durezza delle espressioni, con una forte valenza metafisica. Le figure femminili, molte delle quali sono riconducibili probabilmente alla modella Fernande Olivier (compagna di Picasso e da lui separatasi perché innamorata di Ubaldo) hanno occhi bistrati e velati di tristezza.

A Parigi Ubaldo è chiamato Antinòus (Antinoo) perché è un bellissimo giovane, alto, con un viso maschio e un corpo atletico formatosi nell'esercizio di boxe, calcio e della pratica quotidiana di ginnastica.

Sono gli anni 1913/14 in cui il tema dominante è un mondo di poveri, di emarginati, di figure sole e tristi, che lasciano trasparire l'oppressione e la rassegnazione.
È il periodo degli acquarelli prevalentemente monocromatici blu, in cui sembra profonda la consonanza con “i derelitti” del periodo blu di Picasso che peraltro Oppi, secondo la sua testimonianza a Persico, conosce soltanto successivamente.
Sono anche presenti acquarelli policromatici dove la mescolanza di più sfumature di colori tende a rendere meno angosciosa l'assenza di espressione dei visi e la vacuità degli sguardi. Le immagini sono enigmatiche e mostrano, in un'atmosfera surreale, sguardi che non si incrociano mai.


Alla stessa grande stagione appartengono gli innumerevoli disegni ed acquarelli prodotti durante la guerra in cui combatte da tenente degli alpini (rimane ferito quattro volte sul Pasubio e sulla battaglia della Bainsizza) e durante la prigionia nel campo di Mauthausen.
I soggetti sono ispirati soprattutto alla povera gente, famiglie di soldati, contadini, operai, madri con bambini e padri disoccupati davanti alla fabbrica, una raccolta di tipi proletari, disegnati con una “pietas” pudica e introversa.
I temi principali sono sempre la miseria, la constatazione delle fatiche dell'esistenza e il vagheggiamento di un mondo senza drammi.
Ad Ojetti che gli chiedeva cosa gli avesse insegnato l'esperienza della guerra Oppi rispondeva: “Un amore infinito verso gli uomini”.


Critica

La pittura di Ubaldo Oppi va pensata come un'unica ininterrotta meditazione esistenziale, una tensione verso la classicità elegiaca, una classicità poetica di tono malinconico, di mestizia nostalgica, forse l'unica possibile espressione di “classicità moderna”, per dirlo con uno degli ossimori della Sarfatti.
Tutto nella sua pittura concorre a suscitare un'idea di simbolica astrazione accentuata, dopo la prima stagione, da rappresentazioni di ambienti architettonici metafisici novecentisti ispiratigli dalla pittura italiana del ‘400.

Ugo Nebbia ne parla così: "Oppi un artista fra i più degni di sintetizzare l'attuale momento della nostra pittura. Nelle opere presentate alla XIV Biennale di Venezia realizza un magistero di forma che colpisce ancor prima di convincere".

L'Oppi della piena stagione novecentista tra il 1924-1932 predilige ambienti spogli ma con grandi drappeggi, come sipari teatrali, in cui la figura umana, specie quella femminile, si ammorbidisce e diventa carnosa e sensuale secondo un marcato classicismo delle forme.


Oppi, come tutto il movimento Novecentista, ed in generale il neoclassicismo europeo, pone nuovamente l'uomo al centro dell'universo.

Il linguaggio pittorico è nitido e il disegno è ispirato dalla lezione dei maestri antichi (al Louvre, come già detto, ha studiato e ammirato il Quattrocento Italiano) ed anche da statue e fotografie.
La sua arte rappresenta uno tra i momenti più alti del Novecento e testimonia una sua tangenza con la Neue Sachlichkeit tedesca. Ubaldo Oppi possiede il segreto di far vivere le mani.

Giuseppe De Mori nel 1937 scrive sugli affreschi a carattere religioso: “Non c'è in Italia saggio d'arte sacra moderna che regga il confronto con i freschi di Ubaldo Oppi, in cui egli si conferma precursore e maestro”; infatti il tempo rende i colori delle sue pitture murali più trasparenti e luminosi, a testimonianza dell'intuito del pittore nell'antivedere la tonalità definitiva dell'affresco, così diversa dal colore che viene impregnato nella calce e che in un primo momento può apparire persino smaccato. | Fonte: © Wikipedia