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Angelo Inganni | Interno del Duomo di Milano, 1844


Nato a Brescia nel 1807, il giovane Angelo Inganni viene avviato alla pittura, insieme al fratello maggiore Francesco, nella bottega del loro padre.
Iniziano così a lavorare a dipinti a soggetto sacro, commissionati al padre e destinati a chiese della campagna bresciana.
Nel 1827 è chiamato alle armi, svolge il servizio nel battaglione Cacciatori a Milano e nei momenti di libertà dipinge vedute con caserme.
È notato dal maresciallo Radetzky che gli chiede un ritratto.

Soddisfatto dell'opera, Radetzky lo dispensa dal servizio militare e procura perché sia iscritto all'Accademia di Brera, dove Angelo Inganni si forma sotto la guida di Giovanni Migliara e di Francesco Hayez.
Espone alle mostre annuali dell'Accademia tele con paesaggi.
Apre uno atelier a Milano, in via San Marco e in breve tempo diviene uno dei vedutisti più noti del XIX secolo.
Le committenze gli arrivano dalla nobiltà e dalla borghesia del Lombardo Veneto, ma anche da Vienna.

I suoi panorami sono realistiche vedute di cittadine lombarde, con belle prospettive e molte figure, soprattutto popolani, rappresentati come macchiette, nelle loro occupazioni quotidiane: questo modo di dipingere la realtà cittadina è in chiara antitesi con il mondo rigido del neoclassicismo e prelude al Romanticismo.
Angelo Inganni possiede occhio attento ai particolari e mano felice e veloce nel dipingere.
Le sue tele sono anche una documentazione visiva della Milano del suo tempo.
Nella sua attenzione alla realtà, sa cogliere anche luminosità notturne, giornate gelide invernali, scenette nella strada.