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Georges Braque, il padre del Cubismo

Braque, Georges - Pittore, nato ad Argenteuil il 13 maggio 1882.
Compiuti i primi studî a Le Havre, aiutò il padre decoratore; nel 1904 si recò a Parigi, dove studiò all'Académie Julien assieme a O. Friesz, con il quale effettuò anche alcuni viaggi.
La sua pittura nel 1907 è ancora sostanzialmente fauve con una punta di liberty (l'Olivo, 1907, Folkswang Museum di Essen).
Entrato in contatto con Picasso e Derain cominciò a dipingere paesaggi geometrizzati che vennero parzialmente rifiutati al Salon d'Automne nel 1908.



Ritirati i quadri, il Braque li espose allora presso Kahnweiler in una memorabile mostra personale nella quale nacque ufficialmente il termine di "cubismo", da un motto pronunziato scherzosamente da Matisse.
Da questo tipo di paesaggi (Il porto, 1908, coll. A. Flechtheim di Berlino; Roche Guyon, 1909), il Braque passò ben presto alla figura e alle nature morte nelle quali, confondendo in un primo momento la sua strada con quella di Picasso, trapassò pian piano, dopo l'intermezzo della prima Guerra mondiale, a una sorta di cubismo "curvilineo" che costituirà la ferma base per le oscillazioni che il Braque ha poi fatto avvicinandosi (1922-29) od allontanandosi (1930) e riavvicinandosi di nuovo (1940) all'apparenza naturale degli oggetti (La Caraffa, 1941, Parigi, Museo nazionale d'arte moderna; Il biliardo, 1943, Parigi, nello stesso museo).


Sapientissimo colorista ed insieme disegnatore, il Braque ha reagito alla troppo secca e tagliente geometrizzazione del cubismo iniziale senza tuttavia abbandonare la ricchezza espressiva dei contorni che, in bianco, in nero, od in altro colore, acquistano nei suoi dipinti valenza cromatica oltre che tattile, in quanto sono immersi in un colore del tutto astratto e compiaciuto di sé.

È in tal modo che il Braque è riuscito a risolvere, nei suoi momenti migliori, con una rappresentazione calma e realistica, nonostante ogni apparenza, il più difficile problema della pittura moderna, di unire cioè all'esigenza di rigore e di chiarezza, il senso della vitalità organica spontanea ed emotiva. | © Treccani, Enciclopedia Italiana