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Il Colosso di Rodi

Il Colosso di Rodi fu una delle sette meraviglie del mondo classico; era un'enorme statua di bronzo del dio Elio situata nel porto di Rodi nel III secolo a.C.
Secondo studi contemporanei il colosso non si sarebbe trovato all'accesso del porto, come porta di ingresso per le navi, ma era collocato su un pilastro all'interno di quella che è conosciuta come città vecchia od acropoli di Rodi (che divenne la città dei cavalieri di Malta), in posizione sopraelevata sulla collinetta subito antistante al porto, in modo che fungesse da faro.

Una ipotetica ricostruzione del Colosso Di Rodi

Storia

Nel 305 a.C., Demetrio I Poliorcete, figlio di un successore di Alessandro Magno, invase Rodi con un'armata di 40.000 uomini.
La città di Rodi era ben difesa e Demetrio costruì delle enormi catapulte montate sulle navi, per distruggere le mura della città.

Dopo che una tempesta gli distrusse le navi, fu costretto a costruire una torre d'assedio ancora più grande delle precedenti catapulte: i rodiesi allagarono il terreno prospiciente le mura, impedendo alla torre d'assedio di muoversi e rendendola inoffensiva.
L'assedio terminò nel 304 a.C., quando il generale Politemo arrivò con una flotta in difesa della città e Demetrio dovette ripiegare abbandonando la maggior parte dell'equipaggiamento.

Louis de Caullery (1580-1621)| Le colosse de Rhodes | Louvre Museum, Paris

Per celebrare la loro vittoria, i rodiesi decisero di costruire una gigantesca statua in onore di Elio, il loro dio protettore.
La costruzione fu affidata a Carete di Lindo che aveva già costruito statue di ragguardevoli dimensioni.
Il suo maestro Lisippo aveva costruito una statua di Zeus nella antica agorà di Taranto famosa per la sua altezza pari a 40 cubiti, circa 18 metri.
La statua era alta circa 32 metri.

Secondo l'opinione di alcuni storici, la struttura era costituita da colonne di pietra con delle putrelle di ferro inserite al suo interno, a cui venivano agganciate le piastre di bronzo del rivestimento esterno.
Per costruirla fu usata come impalcatura la torre di assedio abbandonata sul posto da Demetrio.
La costruzione terminò nel 293 a.C., dopo 12 anni. La statua restò in piedi per 67 anni, finché Rodi fu colpita da un terremoto nel 226 a.C., che la fece crollare.
La statua rimase in terra, spezzata in più pezzi e Tolomeo III si offrì di ricostruirla, ma i rodiesi rifiutarono temendo l'ira del dio Elio a seguito della ricostruzione, la quale veniva interpretata come un'offesa nei riguardi del dio.

Edward Francis Burney | The Colossus of Rhodes, 1790-1800 | Metropolitan Museum of Art

Nella sua Naturalis historia, Plinio il Vecchio scrisse sulla statua:
«Il più ammirato di tutti i colossi era quello del Sole che si trovava a Rodi opera di Carete di Lindo, discepolo di Lisippo. Esso era alto 70 cubiti [circa 32 metri].
Questa statua, caduta a terra dopo sessantasei anni a causa di un terremoto, anche se a terra, costituisce tuttavia ugualmente uno spettacolo meraviglioso.
Pochi possono abbracciare il suo pollice, e le dita sono più grandi che molte altre statue tutte intere.

Vaste cavità si aprono nelle membra spezzate; all'interno si possono osservare pietre di grandi dimensioni, del cui peso l'artista si era servito per consolidare il colosso durante la costruzione.
Dicono che fu costruito in dodici anni e con una spesa di 300 talenti ricavati dalla vendita del materiale abbandonato dal re Demetrio allorché, stanco del suo prolungarsi, tolse l'assedio a Rodi.
Nella stessa città ci sono cento altri colossi più piccoli di questo, ma tali da rendere famoso qualunque luogo in cui si trovasse anche uno solo di essi» - Plinio il Vecchio, Naturalis historia, XXXIV, 41 sg.


Tuttavia, nel 653 Rodi fu conquistata dagli arabi e questi ultimi portarono via la statua tagliandola in un numero imprecisato di blocchi e vendendola ad un ebreo di Emesa, di cui si persero ben presto le tracce.
Alcune interessanti memorie se ne leggono anche nel cap. 21 del De administrando imperio dell’imperatore bizantino Costantino VII Porfirogenito (905-959 d.C.), secondo il quale fu opera non di Carete bensì di Lachete di Lindio, come ben attestava l’epigramma inciso alla base della statua e che così leggevasi Lachete di Lindo faceva il colosso di ottanta cubiti in Rodi (τὸν ἐν Ῥόδῳ κολοσσόν ὀκτάκις δέκα Λάχης ἐποίει πηχέων ὁ Λίνδιος).

Si diceva che l’ebreo di Emesa (Homs), il quale poi in Siria ne aveva comprato i frammenti dal condottiero di quegli arabi che si chiamava Mabia, frantumatili per comodità in pezzi molto più piccoli, aveva avuto bisogno di impiegare ben 980 cammelli per portarseli via.

Secondo alcune ricostruzioni tradizionali, il Colosso di Rodi doveva raffigurare il dio Elio con le gambe divaricate e i piedi poggiati alle estremità del porto di Mandraki (dove ora sono presenti le due colonne su cui poggiano dei daini in bronzo) ed essere alto al punto da permettere il transito delle navi all'interno del porto; infatti si dice che fungesse anche da faro.

Fort Saint Nicholas si trova vicino a Mandraki, uno dei tre porti di Rodi

Questa immagine tradizionale rispecchia una teoria ormai superata, dato che per garantire il passaggio delle navi le dimensioni della statua (32 metri di altezza) sarebbero state chiaramente insufficienti.

Le ipotesi più recenti, basate su alcune copie romane marmoree della statua di Elio, ritengono che il colosso di Rodi avesse una corona raggiata ed un braccio sollevato, per cui nella postura sarebbe stato simile alla attuale Statua della Libertà a New York.

Il Colosso di Rodi e la Statua della Libertà di New York City

Ricostruzione della statua

Nel corso degli anni sono state avanzate numerose ipotesi di ricostruzione del Colosso, sebbene nessun progetto sia mai stato avviato.
Nel 2000, l'allora sindaco di Rodi, George Iannopoulos, annunciò un bando pubblico per una ricostruzione che avrebbe impiegate le stesse tecniche dell'originale, con un costo stimato in circa 10 miliardi di dracme (30 milioni di euro circa), e con la speranza di ultimarlo in tempo per l'inaugurazione delle Olimpiadi di Atene del 2004.

Un ulteriore progetto, il costo della cui realizzazione è stimato in 200 milioni di euro per una struttura alta tra i 60 e i 100 metri, è stato avanzato nel 2008, guidato da Dimitris Koutoulas in Grecia e portato avanti dall'artista tedesco Gert Hof, senza tuttavia che vi fosse un seguito concreto.

Fischer von Erlach (1656-1723) | Il Colosso di Rodi, 1721 | Royal Academy of Arts

Xilografia di Sidney Barclay | Il Colosso di Rodi

Athanasius Kircher (1602-1680) | Il Colosso di Rodi, Torre di Babele, 1679

Colosso solis (Colosso di Rodi), Incisione su rame, 1580 circa


Salvador Dalí | The Colossus of Rhodes, 1954 | Kunstmuseum, Bern

The Colossus | Antonio Tempesta, 1608 | Philadelphia Museum of Art

Maarten van Heemskerck (1498-1574) | Il Colosso di Rodi (Incisione colorata)

Frantisek Kupka (1871-1957) | La città di Rodi, 1908 | Galleria Nazionale di Praga

Frantisek Kupka (1871-1957) | La città di Rodi, 1908 | Galleria Nazionale di Praga

Il Colosso di Rodi di Philipp Galle (dopo Maarten van Heemskerck), 1572 | British Museum

Tetradracma in argento coniato a Rodi con il ritratto di Helios radiato (recto) ed il profilo di una rosa (retro) | British Museum

Il Colosso di Rodi | Vignetta editoriale illustrata dal fumettista inglese Edward Linley Sambourne, pubblicata dalla rivista "Punch", 1892

Dopo aver visitato l'isola di Rodi, l'artista Antonio Muñoz Degrain ha immaginato il Colosso in questo dipinto ad olio del 1914 | Reale Accademia di Belle Arti San Fernando, Madrid