Dal 1828 al 1834 il pittore Francese Jean-Baptiste Camille Corot (Parigi, 1796-1875) si occupò principalmente di rielaborare gli schizzi eseguiti durante il viaggio in Italia secondo canoni classicheggianti, così da poterli esporre ai Salon parigini e, eventualmente, fare furore con un pubblico e una giuria ancora vicini alla sensibilità neoclassica.
Un esempio di questi saggi è Il ponte di Narni (1826), opera in cui riprese il bozzetto di un acquedotto romano diroccato e lo trasformò in uno scenario pastorale falsamente idillico con l'aggiunta di grandi alberi frondosi e immense distese di prati.